GRANDE APPASSIONATO DEL GIOCO PIÙ AMATO DAGLI ITALIANI, IL NOSTRO ATTORE CI PARLA DI SÉ, DELLA SUA FAMIGLIA, DELLA SUA CITTÀ E DEL SUO RAPPORTO CON L’AMORE. E DA GENNAIO 2008 DIVENTERÀ “AMERICANO”, ALMENO PER QUALCHE MESE...
Alla Lancio oggi è una giornata particolarmente intensa, è in corso la lavorazione del fotoromanzo di questo numero di Sogno. Nei teatri di posa e nei camerini incontriamo Ornella Pacelli, Alessandra Cellini, Agnese Muzzarelli, Mirko Di Cristofaro e Aimone Angeli. Scambiamo due chiacchiere con tutti, poi ci sediamo con Mirko nel cortile, approfittando della temperatura eccezionalmente mite, da tipica “ottobrata” romana. Come spesso accade di questi tempi, uno degli argomenti preferiti – soprattutto dai “maschietti” – durante i momenti di relax tra una scena e l’altra, è costituito dal campionato di calcio. Tra gli attori e i tecnici della troupe, per ovvie ragioni “geografiche” (non va dimenticato che la Lancio ha sede nella Capitale), romanisti e laziali sono particolarmente numerosi, quindi è facile immaginare cosa accada all’indomani delle partite, tra colazioni da pagare, “sfottò” e commenti di vario genere, spesso anche un po’ (per non dire “molto”) coloriti... Per qualcuno però il calcio è ben più di un semplice passatempo: è una vera e propria passione. È il caso di Mirko. Come abbiamo scritto altre volte, il giovane attore romano è profondamente innamorato di questo sport, lo pratica sin da bambino e, se non fosse stato per l’infortunio da lui subìto quando aveva quindici anni, forse oggi potremmo ammirarlo sui campi della serie A, magari con la maglia della sua adorata Roma. Se però quel grave incidente di gioco gli ha precluso la carriera di calciatore professionista, non gli ha impedito di continuare a giocare e a segnare gol. «Da tre anni – ci dice Mirko – faccio parte dell’Unione Sportiva Dilettantistica Le Fornaci, una squadra romana che milita nel campionato provinciale di Seconda Categoria. Se ho ripreso a giocare lo devo a mio padre che, da grande amante del calcio, mi ha spinto a tornare in campo dopo qualche anno di pausa». La tua è, da sempre, una famiglia di grandi appassionati. «Sì, amiamo tutti il calcio e tifiamo per la Roma. La passione per questo sport mi è stata trasmessa dai miei genitori, mio padre mi portò per la prima volta allo stadio quando avevo solo tre anni! Mia madre, benché tifosa, era contraria, e lo è ancor oggi perché ritiene che lo stadio sia un luogo poco sicuro. Il mio amore per il calcio è testimoniato anche dal tatuaggio che mi sono fatto fare su un braccio: raffigura un pallone di cuoio di quelli che si usavano tantissimi anni fa»...
L'intervista completa è pubblicata sul n.302 di Sogno, in edicola a novembre
L’intervista di ottobre: Metis Di Meo
L’intervista di settembre: Antonio Morra
L’intervista di agosto: Alessandro Inches
L’intervista di luglio: Agnese Muzzarelli
L’intervista di giugno: Gilles Rocca
L’intervista di maggio: Caterina Nervi
L’intervista di aprile: Paolo Pasqualini
L’intervista di marzo: Agnese Marcolin